lunedì 16 aprile 2012




lunedì 19 marzo 2012

LA MIA CERINA

Vago in Cerina in questa notte buia.

In questa casba chiusa in una stanza
nascosto fra gli anfratti dei ricordi.

Vetusti vichi e case abbandonate
rovine antiche ed edere assopite
quasi a fatica si tengono avvinghiate.

Su vecchi muri in piedi per orgoglio.

A passi lenti sorseggio il suo respiro
fra luci fatue , lumini fluorescenti...

Passano il tempo a farsi dondolare
da un vento flebile che passa

                e  se va

       lasciando ...Intorno

Profumi dolci di maliconia.

Notte profonda e piena di sospiri
fra canti e nenie e di preghiere d'ave
segnano il passo ad anime silenti
che camminando lasciano faville

Son le speranze che se na vanno
in fumo ...

Volano in alto per spegnersi
nel cielo finendo invano
dove non c'è niente.

Ed io conosco i posti più discreti
non ho bisogno dei lampioni accesi
di questi posti conosco ogni segreto
persino il posto dove sulla pietra
cresceva l'uva e rimestavo il mosto.

Conosco i posti dove quando è sera
è tanto buio e non si vede niente
soltanto i passi svelti della gente
che torna casa e che non spera in niente.

Qui da lontano fischia ancora il treno
sbuffando fumo e rincorrendo il tempo
suda ricordi e foto d'altri tempi,
lanciando fiori dolci e profumati
ed il mio bimbo che vive dentro me
rincorre il treno che intanto se ne va.

Verso Cerina che rimane qua







sabato 10 marzo 2012

L'ULTIMA CENA

Giocano cantano e scherzano
tutti gli Dei prima di morire ...
giocandosi a carte le loro eternità

L'ultima cena prima di cantare
le note tristi dedite all'addio.

E questa sera non si portan doni
soltanto anime per farsi compagnia
per darsi un'aria, una ragione sola
Per ogni corpo che un'anima s'invola.

Pure gli Dei al tempo del giudizio
hanno paura di sentirsi soli poichè
da soli non ci sanno stare
neppure quando stanno per volare

Han criticato giudicato,
condannato tutti ...

Sino le amanti
che li hanno sollazzati e figli  nati
da sodomiti amplessi.

Tutti concordi  nel fare ciò che
è fatto senza timori ne ripensamenti.

Tanto a pagare saran le altre genti.


Arrivarono a frotte gli dei dell'universo
misero dimora sulla nostra terra,
per fare adepti, servi  adoratori,
e avere doni, preghi e sacrifici
per farsi amare e regalare niente
solo dolori stenti e privazioni.

A questo desco son presenti tutti
Dei della vita, e della immane morte
e sono tutti pronti per cenare.

Tutto è sospeso fra luci rarefatte
da eventi surreali ...

Maschiere danzano fluttuando
come vento sguardi sfuggenti
cenerei ,evanescenti
raccontano eloquenti
eventi del passato...
segnando il battito di cuori...
 ormai sopiti sognando
in pace il sonno della morte.

Non hanno sesso ...

Esprimono tormenti, demoni eterni
come eterni Dei, è parodia
comica irridente di quegli Dei
travestiti e sciocchi attori scarsi
traditori e falsi ad ogni passo
un gesto una visione.

E' carne umana vestita d'illusione.

Solo brandelli dell'umanità
brandita come arma e usata
apposta per darsi un aria
la motivazione ...
Io sono il Dio

sono il tuo padrone
ed entra in campo solo l'illusione
d'essere un Dio ma per confusione

E il Dio d'Abramo si sente ...
in soggezione ...

Ed egli muove le labbra e le parole
son solo mute esprimono silenzio
voce coperta dai doli del presente
e dice un demone ridendo come un pazzo
se non dai pane tu non servi a niente
non senti i gridi che vengon dalla gente
son io più Dio che non prometto niente.

E a questo desco solo carne umana

sabato 3 marzo 2012

LE DANZE MACABRE

Vengono tutte sinuose e provocanti
antiche ancelle con volti maschierati
portando ceri posandoli su are
e s'intravedono corpi decadenti
per scomparire e dopo ritornare
con frutti dolci succulenti e rari
come i momenti vissuti con gaiezza.

E vedo … e sento voci, e grida
di avi e cose … sembravano già morte.
la giovinezza, le corse sopra i prati
lungo il viale le voglie dell'amore.

I miei risvegli pieni di timori
le strade chiuse senza via d'uscita
e angosce i traumi che mi racconta
Psiche guardando negli specchi
della vita.

S'alzano e crescono da terre
del passato spiriti vivi
antichi condadini che danzano
e ballano ...

Musiche scordate …

       Riti pagani

per fecondar la terra, e mi ricordo
d'esser stato un tempo soltanto
un seme del mondo contadino.

Lei è severa, e dagli specchi
mi fa vedere tutto, le mie illusioni
e le delusioni, e le mie notti
in cerca di eresie, balli e parole
con i miei fantasmi.

I mostri della vita
mai sconfitti che viaggiano stampati
ormai da sempre ...

Quanto coraggio
ci vuole per campare quando
ogni giorno ti fanno un po' morire
come se fossi un peso per i vivi.

Sii la mia infanzia passata a fichi secchi
calzoni corti e il freddo, e con le scarpe
fatte di stracci ... e il sogno di un gelato
quante carezze mute per scaldarmi.

Intorno il buio di una stanza vuota
con le finestre assenti, e intorno
brina e poi la notte e la mattina
dopo aver parlato con me stesso
e con gli spiriti a farmi compagnia.

Sono venuti e mai andati via
son diventati la mia tappezzeria.

E Psiche danza guardandosi
allo specchio e vanitosa mostra
le sue grazie.

E' fortunata
Non invecchia mai, la carnagione
è ancora da bambina è vellutata
tenera, piacente.

Dopo s'accosta
si siede sopra il letto, m'invita
a starle accanto, mi fa specchiare.
dentro gli occhi suoi.

Nella pupilla
mi vedo ragazzino, mentre nell'altra
gli anni son passati mi trovo vecchio
che gioco con me stesso
tanto è vicino me lo porto dentro
vigila Psiche che non mi lascia solo.


Morfeo , 26/ O2 / 2012.




























AL FONDO DEGLI SPECCHI

Stava tessendo Psiche ...

Muovendo quel telaio con maestria
un telo fine e di color giallastro
e senza un nodo era tessuto a modo.

Distolse lo sguardo dalla sua fatica
e mi guardò celando il viso suo
da un velo dolce, di colore bianco.

E nella stanza arie
e profumati incensi
tenuti in mano da ancelle
provocanti e dopo danze
e canti ...

Solo lamenti e pianti.

Prese uno specchio
ponendosi al centro
seduta sopra al luogo del riposo
lo mostra, a che io veda
per farmi edotto del mio
passato e ancora sconosciuto
il mio futuro.

Senza parole e con l'angoscia
in cuore, sprofondo
nel vuoto antico, di riti amari,
e sogni di paura
e mi racconta un mare
immenso, di braccia
tese, in cerca di passioni
mai sopite …

Essere solo ...

In mezzo a tanta neve
e poco … troppo poco ...
          amore.

Venire al mondo fra rovi
che non proteggono e fanno
tanto male ... mi pungono
e spine della vita.

Bambagia antica, finita nella brina.

E poi le notti vissute
nel terrore.

Anche il torrente è diventato
ghiaccio
come lo sguardo
che vedo fra le nebbie …

Scrutano voraci i sentimenti

Sento soltanto il carro
di un viandante che porta
in viaggio fantasmi senza tempo.

E Psiche tace … non trova le parole.
I vecchi campi … illudono gli ulivi
che lanciano nel cielo gli ultimi
germogli senza frutti,
che ingenuamente sognano
                 un futuro
su questa piana assorta alla moria.

Lembi di vita e stracci di ricordi
legati a un filo, senza una ragione
sabbie negli occhi, come i primi amori
ancora incerti, ma ricchi di bugie
che danno luce solo qualche istante
il tempo di far finta di morire.

Ipocrisie difese a spada tratta.

E Psiche spiega ma tu non la capisci
veglia parlando dentro i sogni
                             tuoi …
Non si assopisce, e tu
cali nel sonno sognando frutti
che non hanno sole,
maturano soltanto le illusioni.

Ma il bimbo è eterno 
lui non muore mai.

Dentro noi stessi rimane
e non invecchia .

E'l'unica speranza che ci resta
è il sogno antico di sentirci vivi.

Psiche sua madre lo proteggerà
da tutte le inteperie della vita
e dagli amori nati per morire
e dal timore di sentirci umani ...

Quanto lo sguardo dolce
di un bambino .